14 ottobre 2009

24. l’eskimese


Micheleddu ci teneva tanto a far bella figura. Alto più di noi tutti, ci superava già allora di almeno venti centimetri. Le ragazzine lo corteggiavano e lui non voleva sfigurare. Capelli sempre in ordine e vestiti rigorosamente puliti. Andava di frequente da Gianni “Piretta” il nostro barbiere preferito. Ci andavo anche io. C’era sempre da aspettare, i clienti non mancavano. Rasature e taglio erano la norma. Amavo vedere le rasature fatte con la schiuma data a pennello, l’affilatura del rasoio e le vecchie schedine del totocalcio usate per nettare il rasoio. Intanto, nell’attesa, c’era una musichetta di sottofondo che si confondeva alle tante chiacchiere di tutti i presenti. Anche non volendo ascoltare, ne sentivi di ogni sorta, autovetture, femmine, situazioni, fatti locali, politica, calcio e caccia. Ogni argomento pareva nascere per caso e in un crescendo coinvolgeva tutti ma guai a trovarsi sotto le forbici se si stava discutendo di caccia o di calcio, rischiavi una sforbiciata…non era la prima volta. Ti sedevi sulla poltroncina girevole con pedana ribaltabile, venivi avvolto da un telo leggero bene stretto sul collo e aspettavi la fatidica domanda: “come li vuoi? Micheleddu sapeva bene come li voleva: a spazzola e ben pareggiati sulla nuca. Ma purtroppo il mio amico Micheleddu si trovò sotto i ferri nel momento sbagliato, il taglio fu dolorosissimo, alcool e frastimus arrivarono in abbondanza a conforto del suo orecchio raggiunto dalle forbici. Il primo a disinfettare e i secondi a maledire tutto e tutti. Fu allora che il mio amico decise per il fai da te, non sarebbe più incappato in un simile inconveniente. Lo scoprimmo in pieno luglio, quando lo vedemmo girare con un folto cappuccio di lana in piena estate, si era fatto il taglio dei capelli da solo e si era fatto un bel taglio a chiazze. Una vera schifezza! Quando scoprimmo il fattaccio, Il rimedio fu coprire il tutto con un cappuccio turchese per nascondere il misfatto. Sembrava un puffo eskimese al contrario. Invece di andargli male, la cosa gli portò bene, anche quelle che prima non se lo filavano ora si interessavano a lui. Micheleddu divenne sessantottino ante litteram, in giro si sentiva la musica dei Beatles e lui si adeguò prontamente, dai capelli a chiazze direttamente ai capelli lunghi senza passare da “Piretta”. Era giunto il tempo dei capelloni e lui era pronto! Molto portato per l’apprendimento, non doveva granché studiare perché catturava tutto al volo, gli andava particolarmente bene se interrogato sulla breve distanza. Era un registratore vivente, parole, pause e imitazioni della voce erano incredibili, non c’era insegnante che non venisse imitato alla perfezione. Non era mio compagno di classe perché più grande di me di due anni, ma so bene che cosa accadde quando venne per l’ennesima volta rimandato a casa con una nota scritta per i genitori. Micheleddu, aveva la “brutta” abitudine di correggere i suoi compagni all’interrogazione e qualche volta correggeva anche la Signora Maestra! Era più forte di lui, se una informazione era sbagliata, niente lo tratteneva. Nota scritta per aver disturbato la lezione di geografia. Sul registro comparve stizzoso il due come voto! Micheleddu non poteva inghiottire questa ingiustizia proprio nella sua materia preferita, per cui si propose di recuperare con un bel dieci. Facendo media, dieci più due fa dodici che diviso due da sei! Era la giusta soluzione, almeno la matematica gli avrebbe dato ragione. Così fu. Tutti sapevano della rimonta. Il giorno dell’interrogazione giunse puntuale e in tutta la classe calò un silenzio tombale. Micheleddu tenne spettacolo, venne interrogato a morte… Arrivarono a raffica domande sull’Europa con la sola eccezione dell’Italia. A tamburo battente arrivavano precise le risposte come al Rischiatutto. La Signora Maestra gli chiese distanze, fiumi, prodotti lordi, religioni, percentuali… Se erano scritte nel libro erano certamente nella testa di Micheleddu. Dopo circa un ora di verifiche accurate finalmente la Signora Maestra, sconfitta ma soddisfatta, alzò le mani al cielo esclamando: “basta, basta mi hai convinta”. Fu un trionfo, tutta la classe fece un applauso spontaneo. Arrivò un bel dieci che si contrappose al due precedente e permise di scrivere sulla pagella di Micheleddu un nove come voto finale. La media risultante non era precisa, ma era sicuramente il miglior voto in geografia di tutta la scuola. Scusate se è poco!

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