16 ottobre 2009

18. Arte da parte

In quel tempo imparai a giocare a scacchi, mi insegnò il gioco un sergente dell’aeronautica, si chiamava Marcello R., mi pare nativo di Valletta Barrea un paese dell’Abruzzo. Era una persona con mille interessi, prendeva i quesiti scacchistici della Settimana Enigmistica e li risolveva con un solo sguardo. Ho fatto con lui molte volte questo genere di prove. Era capace di ricordare una partita a scacchi giocata un mese prima. Mi voleva insegnare a suonare la chitarra ma io non sono mai stato in sintonia con nessun tipo di strumento. In estate, talvolta la notte andavo con mia madre all’orto per innaffiare. Era una tragedia incredibile, mi sentivo rivoltare dentro, detestavo con tutte le mie forze queste operazioni di bassa manovalanza idraulica. Microfazzoletti di terra arida che inghiottivano le energie di chi faticosamente coltivava. Mi ricordo i litigi tra coloro che avevano diritto di innaffiare, le ore rubate al sonno, l’acqua che male canalizzata si perdeva nella notte. Me ne sarei ricordato in seguito, quando avendone la possibilità mi diedi da fare per sistemare le acque sorgive di Abbamessi e Funtana e su Putzu e di altre località. Nel mio fantasticare mi inventavo gestioni oculate delle acque per evitare sprechi. Conclusi più volte che ci voleva un sindaco per fare quelle cose e io un giorno l’avrei fatto. Lo sapevo a undici anni e pareva averlo capito anche mia madre, ci tenne a ricordarmelo in anni successivi. Le stagioni erano regolari e la mia vita paesana procedeva piacevolmente.

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