16 ottobre 2009

22. Il cinema di Scoscia



A Foghesu, in via Roma c’erano un edificio abbastanza ampio che pomposamente si dichiarava “cinema” e Armando M. noto “Scoscia” che ne era gestore nonché sanguigno proprietario. Proiettava al piano rialzato e della cinematografia sapeva tutto. Alla cassa vi era la moglie. Biglietto d’ingresso: adulti lire centocinquanta, ragazzi e militari lire cento. Il rito settimanale cinematografico cominciava il martedì con l’arrivo della pellicola da Cagliari. Se tutto andava bene la locandina del film coincideva con la pellicola. Ziu Scoscia, piazzava con abbondante colla la locandina sul cartellone per i manifesti del cinema vicino al Bar Mameli, seguito attentamente dai nostri avidi occhi di bambini. Posizionato il manifesto, vi applicava una striscia cartonata con su scritto “domenica ore quindici” e quando arrivava la domenica una striscia con “oggi ore quindici”. Rimanevamo letteralmente a bocca aperta, se poi il film sarebbe stato “Tarzan” uno dei nostri preferiti, si preannunciavano cinque giorni di discussioni accesissime! Altro che il calcio… Poi il giorno fatidico arrivava puntuale, atteso spasmodicamente come la corriera che portava la pellicola. Alle quattordici, ziu Scoscia usciva dalla propria abitazione in corso Vittorio Emanuele e caricava con gran cura le preziose pizze destinate alla proiezione su una carriola arrugginita. In tutte queste sue operazioni era sempre circondato da numerosi ragazzini. Non ci perdevamo niente dei suoi preparativi. Così approntato, con il passo strascicato a causa della sua evidente disabilita motoria, lentamente si avviava spingendo la carriola carica verso il suo cinema in via Roma. Scattava subito il “lecchinaggio”, i più grandetti si offrivano di spingere la carriola al suo posto, non avevano molto da insistere, ziu Scoscia accettava volentieri ed in cambio ripagava il fortunato prescelto con l’entrata gratis allo spettacolo. Il cinema era adeguato a quella realtà paesana. Risultava problematico utilizzare i servizi igienici a proiezione iniziata perché agli stessi si accedeva da una porta sita sulla stessa parete ove si proiettava. Guai a provarci, improperi e qualche cicca ancora accesa potevano arrivarti tra capa e collo. Meglio rinunciare e rimandare fino alla prima interruzione o a fine primo tempo. I servizi erano un orticello, con un albero di fichi il tutto circondato da un alto muro. Si poteva orinare al volo o prendere una boccata d’aria senza fumo di sigarette. Ad ogni bacio appassionato scattava il finimondo, anche i duelli all’ultimo sangue scatenavano tensioni e urla belluine. Applausi e schiamazzi varie costringevano ziu Scoscia ad affacciarsi dall’alto e minacciare in marcato cagliaritano la necessità di interrompere il film. Il silenzio calava e dopo un leggero ronzio accompagnato dallo spegnimento di alcune lampadine indicava che il tutto ricominciava. “The show must go on” lo spettacolo riprendeva sino alla prossima gazzarra! Talvolta la cassiera impietosita, lasciava entrare gruppetti di ragazzini gratis ma solo a spettacolo iniziato…prima i paganti e poi a discrezione. I soldi scarseggiavano. Se ti andava bene all’occorrenza potevi ottenere lo sconto sullo sconto già scontato di un ulteriore sconto. Era quasi una contrattazione da suk arabo! Molti di noi, me compreso, alla domenica ricevevano qualche volta qualche cento lire per il cinema. L’unica cosa certa era la puntualità con cui cominciava la proiezione del film tra urla e schiamazzi vari. Le inevitabili e frequenti interruzioni per pellicola spezzata, il film che da colori diventava in bianco e nero o viceversa e che spesso la fine arrivava prima dell’inizio. Tutto poteva accadere. Non c’era una trama logica, qualsiasi cosa si proiettasse per noi non faceva differenza, pirati, soldati romani, Stanlio e Ollio, tutto faceva brodo! Le panche in legno grezzo tipo oratorio si rovesciavano spesso, c’era chi imprecava, chi invocava il silenzio e chi con voluttà infinita continuava a fumare imperterrito nel locale invaso dal fumo di innumerevoli sigarette. Tutto si sopportava in attesa di vedere il film, che all’uscita avremmo replicato in azioni e movenze. Ercole e Maciste, i combattimenti con spade di legno e scudi erano il nostro pane quotidiano! Purtroppo molti di noi, nel buio cominciarono a fumare di nascosto. Un pacchetto di MS da dieci mi pare costasse centosessanta lire. Non passò molto tempo che il cinema Scoscia si ritrovò un feroce avversario, il cinema del poligono. L’accesso era riservato ai dipendenti del poligono, ma c’era sempre qualche possibilità di entrare a sbafo. Ci voleva il tesserino militare, il pass per il cinema, ma di riffa o di raffa…entravi lo stesso. Era un bel cinema, moderno e comodissimo, ma non ti faceva sognare come quello di Scoscia, non potevi fumare di nascosto e se anche i film non erano all’ultimo grido… potevi trascorrere un pomeriggio domenicale alla grande. Con il cinema del poligono arrivarono anche i film vietati ai minori. Anche in quel settore c’era molto da imparare! Intanto tutto remava contro il cinema Scoscia, era in costante calo di spettatori, era sempre in bilico tra il chiudere o l’andare avanti. Anche la tv contribuiva a farlo deprimere. Resistette a lungo, combatté strenuamente e perse gloriosamente la sua guerra. Fu chiuso. Sembrerà patetico ma per molti della mia generazione ancora oggi non c’è nulla che può confrontarsi con quel cinema scalcinato. Giunga in volo a ziu Armandu Scoscia il mio grato pensiero per aver animato in modo esemplare la fabbrica dei nostri sogni.

1 commento:

  1. Caro Walter perchè non fai leggere questi racconti a Giacomo Mameli? Lui conosce molti pezzi grossi e ti farebbe pubblicare un libro. Continua a scrivere a casa mia abbiamo letto tutto quello che hai scritto e che

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